L’acqua che incanta e la statua che non smette di raccontare: il mistero nascosto nel cuore di una città siciliana
Nel cuore di Caltanissetta una fontana leggendaria racconta, tra acqua e marmo, il mistero e l’identità di un’intera città siciliana.
Nel centro di una città che si erge tra colline dorate e antiche memorie, una fontana sembra ancora sussurrare storie di dei e di mare. L’acqua zampilla come un canto eterno, circondando una figura scolpita nella pietra, un tritone che da decenni domina la piazza come un guardiano silenzioso. Eppure, dietro la sua eleganza, si cela una vicenda che intreccia arte, identità e rinascita, simbolo indiscusso di un popolo che ha saputo trasformare la pietra e l’acqua in poesia.
Una rinascita di marmo e leggenda
Nel cuore di Caltanissetta, la Fontana del Tritone rappresenta una delle opere più iconiche della città. Fu realizzata nel 1956 dallo scultore Michele Tripisciano, artista nisseno celebre per la sua maestria nel plasmare figure classiche. Il gruppo scultoreo, in marmo bianco, raffigura un tritone che doma un cavallo marino, metafora della potenza delle forze naturali e, insieme, del dominio dell’uomo sull’istinto e sul destino.
La fontana si erge in piazza Garibaldi, luogo simbolo della vita cittadina. La sua costruzione segnò la rinascita artistica e civile di Caltanissetta nel dopoguerra, quando la città cercava un nuovo volto capace di raccontarne la storia millenaria e la voglia di riscatto. L’acqua che scorre dal tritone sembra quasi voler purificare il tempo, restituendo alla città l’energia che le appartiene.
Simbolo di identità e orgoglio nisseno
Ma la fontana non è solo un’opera d’arte: è un vero simbolo di identità collettiva. Da decenni rappresenta un punto d’incontro, un emblema riconosciuto dai cittadini e dai viaggiatori come immagine di Caltanissetta stessa. Nel corso degli anni ha subito restauri, spostamenti e modifiche, ma il suo fascino è rimasto intatto.
Il tritone, figura mitologica legata al mare, sembra quasi fuori posto nel cuore della Sicilia interna — e proprio questo contrasto ne amplifica il fascino. È come se l’acqua, assente nel territorio nisseno, fosse stata evocata in forma di arte per ricordare che anche lontano dal mare si può respirare bellezza, energia e movimento.
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