Il giorno in cui l’Europa cambiò volto, svelato lo sbarco che incendiò la Sicilia e cambiò qualcosa di incredibile

Lo sbarco alleato di Gela nel 1943: carri tedeschi, spiagge in fiamme e il giorno che cambiò il destino della Sicilia e della Seconda Guerra Mondiale.

A cura di Paolo Privitera
08 settembre 2025 18:00
Il giorno in cui l’Europa cambiò volto, svelato lo sbarco che incendiò la Sicilia e cambiò qualcosa di incredibile - Foto: U.S. Air Force - Stoen, U.S. Army Signal Corps photo/Wikipedia
Foto: U.S. Air Force - Stoen, U.S. Army Signal Corps photo/Wikipedia
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Il giorno in cui l’Europa cambiò volto

Il 9 luglio 1943, le coste sabbiose di Gela, nel cuore della Sicilia meridionale, si trasformarono in uno degli scenari più drammatici e decisivi della Seconda Guerra Mondiale. Fu qui che ebbe inizio l’Operazione Husky, l’imponente piano di invasione alleata dell’Italia, pensato per colpire al cuore il regime fascista e aprire un nuovo fronte nel Mediterraneo (Museo dello Sbarco Sicilia 1943).

Nella notte tra il 9 e il 10 luglio, una flotta mastodontica composta da più di 3.000 navi trasportò oltre 160.000 soldati americani e britannici verso le spiagge di Gela, Licata e Scoglitti. L’avvicinamento fu reso infernale da violente tempeste estive che rischiarono di far fallire l’operazione: molte truppe sbarcarono fuori rotta e mezzi anfibi si rovesciarono tra le onde. Nonostante il caos, gli alleati riuscirono a toccare terra e ad aprire varchi sulla costa, ma furono accolti da un muro di fuoco dell’artiglieria italiana e tedesca, da mine disseminate nella sabbia e dal fuoco incrociato proveniente dalle postazioni difensive della Panzer-Division “Hermann Göring”.

Le spiagge di Gela si trasformarono in un inferno di sabbia e metallo, con i carri armati tedeschi che contrattaccarono violentemente già alle prime luci dell’alba dell’11 luglio. Alcuni mezzi corazzati riuscirono a penetrare fino a poche centinaia di metri dal mare, minacciando di respingere gli invasori in acqua. Solo l’intervento massiccio dell’artiglieria navale statunitense, che bombardò le colonne nemiche a distanza ravvicinata, impedì un disastro e garantì agli alleati una testa di ponte fondamentale per le operazioni successive (U.S. Army Center of Military History).

Lo scontro che decise la caduta del regime fascista

I giorni che seguirono furono segnati da combattimenti casa per casa e durissime scaramucce tra le colline circostanti. La Livorno Divisione di Fanteria italiana e i paracadutisti tedeschi resistettero con determinazione, opponendosi con armi leggere e batterie costiere, ma la schiacciante superiorità logistica e aerea degli alleati — che dominavano i cieli con centinaia di caccia e bombardieri — rese la difesa insostenibile.

Nel giro di una settimana, Gela e l’intera fascia costiera meridionale caddero sotto controllo alleato, aprendo la strada verso Palermo e segnando l’inizio della fine del regime di Benito Mussolini, che sarebbe stato deposto il 25 luglio dello stesso anno (Istituto Storico Italiano per la Seconda Guerra Mondiale). L’invasione della Sicilia fu la prima vera offensiva alleata sul suolo europeo e un punto di svolta nella guerra: il controllo dell’isola permise agli Stati Uniti e al Regno Unito di aprire la rotta verso l’Italia continentale, preparare lo sbarco a Salerno e, meno di un anno dopo, liberare Roma.

Le conseguenze furono enormi: la popolazione siciliana, stremata da anni di guerra e privazioni, vide nell’arrivo degli alleati non solo una liberazione militare ma anche l’inizio di una nuova fase storica. L’impatto culturale fu immediato: per molti civili fu la prima volta che videro cibo in scatola, cioccolato e gomme da masticare, simboli tangibili di un mondo completamente diverso da quello in cui avevano vissuto fino a quel momento.

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